MENU

1946: il Villaggio apriva ufficialmente, ma non mancavano i problemi

CULTURA E SPETTACOLO - 16 01 2020 - Ivan Bormolini

CONDIVIDI

/Villaggio sanatoriale Morelli
1932, l'area dei lavori

(Quarta parte di I. Bormolini) Come già accennato in una delle precedenti puntate di questa pubblicazione, nell'ottobre del 1946, si accoglievano i primi malati con un padiglione di 270 posti letto. Nello stesso tempo si lavorava all'allestimento di altri due edifici, il primo veniva aperto nel febbraio del 1947 ed il secondo nel mese di giugno.

 

Solo ne 1949 si giungeva al completamento dell'arredamento ed alla totale apertura dei padiglioni capaci di ospitare ben 2500 degenti.

Non erano però mancate le difficoltà: il tutto, ovvero il regolare funzionamento della struttura a pieno regime, era ostacolato dall'irregolare assegnazione di fondi, dalla crisi dell'energia elettrica, dall'aumento dei prezzi del materiale e dei salari delle ditte fornitrici.

In questo contesto, si assisteva un continuo aumento dei malati, a cui però non corrispondeva uno stanziamento di fondi adeguati per la loro cura e degenza.

 

Si registrava inoltre una non chiara posizione del Villaggio nei confronti della Previdenza Sociale, cui si doveva far capo per la manutenzione ordinaria e per le modifiche degli impianti.

Questa situazione, non certo idilliaca, aveva portato ad un debito di quaranta milioni; il tutto si trasferiva inevitabilmente sui malati, i quali seppur in numero esiguo, erano arrivati a manifestare.

Con uno scritto datato 21 giugno 1947, il Direttore del Villaggio V. Baroni, asseriva che l'andamento del complesso sanatoriale, avrebbe potuto essere migliorato con una convenzione con l' I.N.F.P.S., dalla creazione di un Consiglio di Amministrazione, dall'assegnazione di fondi per la gestione in base ad un bilancio regolare e dall'ordinare le esigenze dei malati costituiti in commissioni.

 

Sempre nell'agosto del 1947, si lamentavano rallentamenti di ritmi di lavoro per l'arredamento dei padiglioni, una continua evasione di malati verso l'Abetina, la mancanza di un Ufficio Postale all'interno del Villaggio, l'assenza in campo di un'autoambulanza più piccola e con minori consumi rispetto a quella in uso ed altro ancora.

Emergevano inoltre difficoltà con il personale religioso per la richiesta di aumentare di cinque unità le suore addette ai servizi generali, istanza che veniva respinta dalla Casa Generalizia delle Suore della Misericordia.

Per giungere al Villaggio negli anni 46/47, non c'erano mezzi di trasporto, si andava tutti a piedi. All'interno della grande struttura c'erano solo due mezzi, una Fiat 500 usata dal Direttore, con targa 501880 e acquistata il 15 ottobre 1946 con un costo di 140.400 lire, ed un gippone tipo americano per i servizi, nel paese facevano servizio solo tre taxi.

 

I malati dovevano indossare una divisa grigio scuro, fornita dal sanatorio; la loro rotazione, avveniva con ritmo regolare e ciò era permesso anche dal controllo schermografico eseguito su tutti i degenti, nonostante le lacune che un simile controllo poteva avere se paragonato alla somma dei dati clinici, batteriologici e radiologici.

In buona sostanza con questo sistema, si riusciva a evitare la stasi dei ricoverati negli ospedali.

La situazione dei ricoveri, non era la migliore possibile, ci si trovava costretti a ricoverare casi non indicati per un sanatorio di montagna.

 

Si annoverano casistiche non recuperabili, o ancora non trattabili per la loro gravità; nel complesso della macchina funzionale del Villaggio, tali casi rappresentavano un intralcio al buon andamento dei servizi. Per questi degenti si rendevano necessarie esigenze assistenziali particolari e la ricerca di un posto presso altri istituti ospedalieri o cronicari.

L'attività sanatoriale si basava sulla sulla divisione dei reparti, la cura del clima si associava alla collassoterapia e agli antibiotici, la sezione diagnostica puntava ad individuare affezioni polmonari non tubercolari.

La collaborazione tra vari medici, il clinico, il radiologo, il laringologo e il broncoscopista, consentiva un andamento efficiente sia nel campo delle cure che in quello della diagnostica.

 

LA COMPLESSA MACCHINA SANITARIA, AMMINISTRATIVA E LOGISTICA: i reparti, erano legati come accennato da un'attività di costante collaborazione, nello stesso tempo però erano stati concepiti fruendo della possibilità di funzionare indipendentemente, tutto ciò, favoriva il paziente che negli stessi, poteva trovare completa assistenza evitando continui trasferimenti soprattutto durante la stagione invernale.

In ogni padiglione vi era la sala visita, medicazione e per pneumotorace, lo studio del medico primario con una stanza per radiogrammi normali e per qualche ricerca osteo-articolare o dei visceri addominali, un piccolo impianto per la terapia fisica, un laboratorio analisi e un gabinetto per inalazioni ed esami laringologici.

Gli uffici economali, erano decentrati, ma in ogni padiglione vi era un ufficio diretto da un aiutante di economato, questa figura faceva da consegnatario di tutto il materiale dell'edificio, inoltre gestiva e curava il buon andamento dei servizi del padiglione.

Tra i suoi compiti vi era quello di seguire la spesa giornaliera dei viveri dai magazzini generali, a lui spettava rendere conto quotidianamente del movimento dei malati, sorvegliava il personale salariato e settimanalmente forniva un rapporto della contabilità all'economato generale.

 

Le forniture di ogni genere venivano effettuate applicando in modo rigoroso le norme vigenti, per quelle di maggior entità si usava il sistema della licitazione, per quelle minori si trattava privatamente invitando più ditte a presentare un'offerta.

I servizi economali comprendevano il magazzino per i generi alimentari, il forno del pane, il guardaroba, la lavanderia per il lavaggio della biancheria e degli indumenti personali sia dei degenti che del personale, la materasseria dove venivano confezionati e rifatti i materassi e riparata la tappezzeria, i depositi dei generi di consumo, degli stampati, la cancelleria e del materiale tecnico oltre alla cantina.

Incluso in questo sistema economale era compresa l'autorimessa per le ambulanze, camion, camioncini e vetture. Gli uffici inventari avevano il compito di tenere i registri rappresentanti le cinque sezioni in cui era diviso l'inventario generale, queste erano compilate in triplice copia per ognuna delle sezioni.

Il padiglione chirurgico, era attrezzato per la grande chirurgia, aveva una capacità di 450 posti letto ed era diretto dal prof Rossi. Questa struttura mediante interventi di collassoterapia aveva consentito il recupero dei malati che non avevano tratto benefici né dalle lunghe degenze né dalla terapia antibiotica.

 

Prima di ogni intervento chirurgico, era necessario procedere ad un'analisi approfondita del paziente, questa riguardava lo studio funzionale cardiaco-respiratorio al fine di valutare la capacità funzionale pre operatoria e durante l'intervento.

Sempre durante l'intervento erano fondamentali la condotta dell'anestesia e la disponibilità di sangue e plasma.

Per ciò che concerne la delicata fase dell'anestesia, si era concessa ad un assistente già esperto anestesista, un'aspettativa di sei mesi per perfezionarsi all'estero sulle tecniche più moderne di questa fondamentale branca.

Si sperava così, nel 1951, di dare impulso anche alla chirurgia di exeresi polmonare e si intendeva collocare qui anche un reparto eliochirurgico per forme osteo-articolari, ghiandolari e sierose.

 

Di grande importanza era anche l'assistenza post-operatoria, che si voleva migliorare preparando medici ed infermiere, alla conoscenza ed alla pratica della ginnastica e fisioterapia pre e post-operatoria.

Nello stesso tempo presso il padiglione chirurgico avrebbe avuto sede anche il gabinetto radiologico centrale, quello otorino laringologico e odontoiatrico, inoltre erano compresi il servizio di accettazione e un piccolo reparto di osservazione e isolamento.

Sin qui seppur brevemente rispetto alla grande ricerca del dottor Stefano Rossattini, ho elencato alcune peculiarità sull'avvio ed il funzionamento del Villaggio Morelli, è chiaro che oltre al citato padiglione chirurgico, l'attività medica era intensa ed erano molti gli illustri medici e professori che ne consentivano il regolare funzionamento.

Cari lettori, avevo deciso di limitare a quattro uscite la storia del Villaggio, tuttavia la vastità di informazioni su questo nostro patrimonio, mi ha indotto a continuare il viaggio.

Ci ritroveremo mercoledì e giovedì prossimi 22 e 23 gennaio.

 

(Fine quarta parte)

 

FONTE: UN VILLAGGIO STRAORDINARIO. Autore Stefano Rossattini. Stampa. Fotolito e stampa Litostampa srl. Finto di stampare nel dicembre 2002. Foto tratta dalla stessa pubblicazione

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

0 COMMENTI