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Vaccini: tra paure, dubbi e opinioni

CRONACA - 13 04 2021 - Ivan Bormolini

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(Di I. Bormolini) Nei giorni scorsi ho parlato con tre persone in momenti diversi. Chi mi legge sa che mi interessa molto l'opinione della gente su tanti temi della quotidianità e molto spesso traggo da questi colloqui motivi di riflessione che poi condivido su questo giornale.

 

Il dialogo in questi casi è caduto sui vaccini, non si è improntato in particolare sulla campagna vaccinale, sulle difficoltà sino ad oggi incontrate e nemmeno sulle tante polemiche scaturite in questi mesi a livello nazionale ed europeo.

La cosa che mi ha colpito è stata l'incertezza ed addirittura la volontà di non farsi inoculare il vaccino indistintamente dalla casa produttrice.

Certamente tre cittadini, non sono sufficienti per stilare una statistica o una corrente di pensiero forte e non mi pare neppure il caso di parlare di atteggiamenti di negazionisti o appartenenti al filone dei no-vax.

In queste persone ho notato una certa paura inerente agli effetti collaterali più o meno marcati, che si sono andati evidenziando in particolar modo con le somministrazioni del vaccino AstraZeneca.

Sta di fatto che il vaccino prodotto da questa azienda e le indagini sull'insorgere di trombosi segnalati in alcuni paesi, è già stato oggetto di una breve sospensione delle somministrazioni anche in Italia e nei giorni scorsi si è nuovamente intervenuti con ulteriori approfondimenti da parte dell'Ema che mercoledì ha messo nero su bianco ciò che sappiamo.

A mio modo di vedere ed analizzare la questione vaccini nella sua totalità e complessità, rimango della convinzione che attualmente questa sia l'unica arma che abbiamo in dotazione per cercare di uscire da questa pandemia, fermo restando che comunque ci vorrà del tempo.

Una delle frasi che mi sono sentito dire e questa:

“Se non moriamo di Covid, moriremo per i vaccini”, mi si consenta di dire che tale affermazione non trova nessuna plausibile giustificazione, non sono certo io, piccolo opinionista tiranese ad affermare o dimostrare che la campagna vaccinale massiva o meno, sino ad oggi intrapresa, ha già dimostrato che i benefici superano di gran lunga i rischi.

Adesso dopo più di un anno, ritengo fondamentale dire che noi cittadini siamo chiamati ad assumerci una responsabilità al fine di contribuire, arginare e limitare gli effetti devastanti del Covid.

Vaccinarsi, non è solo un mostrarsi responsabile, ma diviene un gesto di civiltà per noi stessi e per gli altri, perché forse mai come in questa terribile esperienza gli altri siamo proprio tutti noi.

E' certo che quando verrà il mio turno, non mi tirerò indietro, non temo eventuali effetti collaterali, ma ancor oggi, guardando ai soli dati della nostra valle, mi preoccupa molto di più il rischio di essere contagiato e mi desta paura l'evoluzione che il Covid potrebbe avere su di me.

Tornado all'ascolto e all'analisi delle opinioni, uno dei tre timorosi del vaccino, ha motivato quella che dovrà essere ancora la sua decisione da prendere in merito all'adesione alla campagna vaccinale massiva, con una teoria meritevole di ulteriore approfondimento:

“Ma secondo lei, il fatto che alcuni medici e altro personale sanitario abbiano rifiutato il vaccino, non è sufficiente a dirla lunga sulla pericolosità del vaccino”?

In effetti che una ridotta percentuale del personale sanitario, non sia sottoposta al vaccino è un dato assodato e la questione è stata oggetto di polemiche e prese di posizione anche da parte di colleghi che nella larghissima maggioranza si sono fatti somministrare il frutto della ricerca scientifica.

Anche su questa decisione di alcuni sanitari ho riflettuto molto e tratto alcune conclusioni motivandole con il mio interlocutore.

Già il fatto che si parli di una minoranza per me la dice lunga,  mi trovo nell'ordine delle idee che la stessa non debba in alcun modo essere presa a modello come fonte o esempio atta ad inficiare una decisione così importante.

 

Ma aggiungo un altro contraddittorio avuto con i tre: nel momento in cui mi si dice che dobbiamo uscire dalla situazione e risollevare il paese, la domanda mi è sorta spontanea:

“Ma se tutti hanno le sue teorie e i suoi dubbi come faremo ad uscirne”?

Risposta: "Boh! Non lo so!”.

Ecco dunque che nella lacunosa risposta mi sono permesso di dire, che le paure per un ago infilato nel braccio, o meglio del liquido contenuto nella siringa non corrispondono alla volontà di ricostruzione.

Chissà, forse nel mio piccolo sono riuscito a farlo desistere dal non vaccinarsi! Chi lo sa o lo saprà?

Sono dell'idea che l'adesione massiccia alla campagna vaccinale, possa aprire nuovi spiragli anche per l'economia e la ripartenza del paese.

Meno rischio di contagio grazie al vaccino e sempre meno classificazioni in colori delle regioni, sono l'unica strada percorribile per iniziare a risolvere anche la drammatica situazione economica e sociale.

Dopo un anno di chiusure, timide riaperture ed ancora richiusure magari improvvise, la moltitudine di titolari di aziende, negozi, bar, ristoranti ed altri settori, ormai sono alla frutta e con loro anche il sistema industria è gravato da cali degli ordinativi non di poco conto.

E l'esasperazione si è fatta sentire con le proteste di piazza della scorsa settimana sfociate in gravi tensioni con le forze dell'ordine, questo segnale con chiarezza testimonia una realtà non più sostenibile e il perseverare di divieti e chiusure non gioca certo a favore dei vari comparti coinvolti.

La corda a forza di essere tesa si sta per strappare. C'è chi ha bollato le ultime proteste, le quali non sono altro che un estremo grido allarmistico, come una rivolta un pò egoista.

Io non ritengo giusto questo termine, definire egoiste le proteste di ristoratori e ambulanti o di appartenenti ad altre realtà, tutte impoverite e spesso la limite della sopravvivenza non ha nulla di riconducibile all'egoismo e appellarli come un gruppo di bottegai, non fa altro che inasprire i toni.

Detto questo, non giustifico in alcun modo i blocchi stradali, i vari danneggiamenti e gli scontri con le Forze dell'Ordine. La violenza non è mai un modo per far sentire la propria voce, il gridare, il buttar per aria transenne e il confronto diretto faccia a faccia con un tutore della legge in segno di sfida, non sono il viatico per farsi ascoltare e far recepire alla classe politica ciò che la stessa sa già molto bene.

L'urlare ed il manifestare senza mantenere le distanze di sicurezza, oppure come abbiamo visto senza mascherina, non è, secondo il mio modo di interpretare  la strada per far comprendere l'importanza delle riaperture in piena sicurezza. Potrei discorre ancora molto e tirare in ballo altri argomenti, uno di questi è inerente i nostri bambini e ragazzi e di conseguenza il mondo della scuola, della socializzazione ed anche della loro voglia di incontrarsi, confrontarsi e stare insieme.

In questo calderone generale, ormai più che bollente, ci ascoltiamo e vediamo quella che è una vera e propria disperazione, ma come uscirne? La strada migliore che abbiamo oggi, meglio l'unica e proprio il vaccino!

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