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Tirano, intitolazione di nuove vie: sarà ancora possibile?

CRONACA - 21 03 2019 - Ivan Bormolini

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Sono convinto che intitolare una via, una piazza, un ponte, oppure ancora dei giardini pubblici a persone e personaggi che hanno contribuito allo sviluppo, al bene e quindi alla crescita della comunità, oppure per svariati motivi si siano fatti conoscere a livello nazionale ed internazionale, sia un' azione lodevole.

Bene ha fatto questa Amministrazione comunale a dedicare a Madonna di Tirano il piazzale, adibito a parcheggio pubblico, al finaziere Claudio Sacchelli, oppure collocare una targa nel Parco della Rimemebranza, presso le scuole G.B. Marinoni riportante i nomi dei caduti della Grande Guerra.

 

Da non scordare nemmeno, l'intitolazione dei giardini, nei pressi di viale dei Cappuccini, alla stilista tiranese Rosa Genoni.

Lo stesso varrà anche per la definitiva esposizione di alcuni importanti scatti del fotografo Valentino Candiani, presso il sotto passo pedonale, che dal terminal bus di via Calcagno porta in piazza delle Stazioni.

Cinque anni fa, quasi allo scadere del mandato dell'Amministrazione Del Simone, era stata varata una delibera che prevedeva l'inaugurazione di vie a molti illustri personaggi o pubbliche istituzioni. Poi tutto, questo lungo lavoro di ricerca, comprensivo di un complesso iter burocratico, era caduto nel dimenticatoio.

Non sta a me indagare sui motivi di tale decisione. E' però doveroso e rispettoso da parte della futura Amministrazione comunale che tra qualche mese andremo ad eleggere, qualunque essa sia, riprendere in mano quel lungo “faldone”, magari rividendolo nelle sue parti.

 

Ecco per tanto alcune idee in materia che mi permetto di suggerire da semplice cittadino a chi governerà la città.

Tra i compiti della nuova Amministrazione, dovrebbe esserci quella di istituire una Commissione di studio, formata non solo da assesssori o membri del consiglio comunale, ma anche da cittadini che in questo ambito si vogliano attivamente impegnare e riavvivare lo studio di questo tema.

Partiamo dall'intitolazione di nuove vie: se pensiamo alla storia industriale di Tirano, la memoria e la riconoscenza ci portano a ricordare Ezio Selva, Elio Ninatti, Giuseppe Ghilotti, Aldo e Federico Oberti, sino ad affondare i ricordi riconducibili al capostipite della famiglia Perego, il Signor Carlo “Carlin” Perego. Non vanno assolutamente scordate in questo frangente di sviluppo e progresso, le figure di Anselmo Robustelli e del figlio Alfredo. Sono poi certo che la Città di Tirano, debba rendere giusto onore anche al Conte Cesare Salis, scomparso prematuramente nel pieno delle sue attività. Il suo geniale intutito, ha portato alla rinascita della storica casa vinicola, con la produzione di vini valtellinesi che hanno ottenuto lusinghieri riconoscimenti in Italia e nel mondo. Non solo, la lungimiranza dello stesso compianto Conte Cesare, ha consentito i restauri di una delle più belle e antiche dimore nobiliari di Tirano, ovvero palazzo Salis.

Desidero anche rendere ampia gratitudine alla figura di imprenditore e sindaco di Tirano, Lorenzo “Renzo” Maganetti. Politico schietto e ricco di tante idee concretizzate per il bene dei tiranesi ed anche valoroso fondatore di quello che oggi è il Gruppo Maganetti Spa.

 

Parlando ancora di autotrasporti, vi dico con una certa commozione, che una via andrebbe dedicata a Pierino Cotti. Un uomo che ha passato una vita al volante, ma nello stesso tempo, con irrefrenabile istinto, non ha mai mancato di porre all'attenzione di tutti le difficoltà del settore, sia su scala locale che nazionale.

Rileggendo oggi le interviste che mi ha rilasciato, mi pare ancora di sentir risuonare la sua voce, magari burbera, poco incline al parlare con i giornalisti. Ma credetemi vera protagonista di denunce che ancor oggi, sono all'ordine del giorno, ed in buona parte devono ancora essere affrontate, per un buon fututo dell'autotrasporto italiano.

 

In ambito religioso e culturale, il mio pensiero corre a don Gino Menghi, storico parroco di San Pietro Martire a Baruffini e successivamente prevosto della Collegiata di San Martino in Tirano. Ben voluto per la sua umiltà e per il tanto bene profuso. Ancor oggi è ricordato con orgoglio dai residenti della soliva frazione e dai tiranesi. Per questo con giusto riconoscemento, la strada che porta dal termine di via Angelo Andres verso Baruffini, andrebbe a lui dedicata. Un percorso che rappresenti una sorta di filo conduttore e che celebri la sua umile ma intensa missione sacerdotale, svolta nell'amministrare le due parrocchie.

In questo viaggiare, raggiungendo il bivio che conduce a Roncaiola, nel proseguire verso la frazione e la bella ed antica chiesa di Santo Stefano, il cammino dovrebbe essere riconducibile al Conte don Giuseppe Salis. Un sacerdote che tanto aveva fatto per i residenti di quel villaggio. Leggere gli scritti di Monsignor Lino Varischetti e don Egidio Pedrotti, induce certamente a comprendere le motivazioni per cui questo percorso, meriti il nome di quell'umile prete dei poveri.

Zelantissima figura di prevosto di San Martino, che deve godere di ampio senso di gratitudine, è anche quella di Monsignor Tullio Viviani. Nel suo mandato iniziato nel 1987 e conclusosi con la sua morte nel 2006, don Tullio, sacerdote molto vicino alle anime dei parrocchiani, è stato promotore e esecutore di molte opere. Tutte queste, volte a salvaguardare il grandioso patrimonio artistico e culturale dei beni parrocchiali.

 

Ecco perchè, pensando a don Tullio, che ha dato molto anche per le storiche celebrazioni del Cinquecentenario dell'Apparizione della Beata Vergine Maria a Mario Omodei, mi piacerebbe vedere a lui dedicato l'angolo sinistro della piazza San Martino, un piccolo sagrato dove vi è una storica fontana ed una stele sormontata da una croce in ricordo dell'antico cimitero. Una semplice targa commemorativa “Piazzettta Monsignor Tullio Viviani”.

Non scordo Padre Camillo De Piaz, e la sua Madonna di Tirano, Utilisssimo il passaggio pedonale che porta in via Elvezia. Perchè non dedicarlo a questa illustre figura?

 

Pensando alla via Elvezia, una piazza divisa in due dal percorso stradale e ferroviario. Sarebbe positivo, che un lato venisse edicato al mastro fabbro Cenini e l'altro, all'artista Antamati, due artigiani che con le loro opere tanto hanno dato al santuario e alla lunga storia artigianale di Tirano.

Nell'ambito dell'insegnamento ai nostri scolari, vi è già una via ed una scuola dedicata alla maestra Angelina Vido. Nell' immediata vicinanza di palazzo Credaro, nel 2009 era stato ideato “Il Parco dei Maestri”.

Ebbene, oggi quel parco, deve essere al centro di nuove targhe, che non solo annoverino lo stimato maestro Turri, ma ricordino solo per fare degli esempi, la carriera di Paolo Mazza, della maestra Pesenti Ved. Porta, del maestro Aldo Pola e con loro tanti altri nomi, che con passione ed estrema dedizione, hanno fatto dell'insegnare, non un semplice lavoro, ma una missione di vita, contribuendo ad educare molte generazioni, che ancor oggi ricordano con affetto queste figure.

 

Nella storica contrada Dosso, da pochi anni è stata abbellita la piazzetta. La realizzazione di una bella terrazza panoramica che consente di avere un'ampia visione di Tirano, del suo centro storico e delle frazioni, andrebbe intitolata al già citato Monsignor Lino Varischetti, prevosto di San Martino e autore di numerose ricerche storiche, parti delle quali importantissime su Tirano.

Rimananendo nei pressi della contrada, poco sopra, in località “Li Cadeni”, troviamo un pezzo rarissimo della secolare storia contadina tiranese: appena imboccata la vecchia strada che porta a Ronco, Canali e poi verso le nostre altre località montane Orobiche, si trovano due ferri con appositi fermi.

Questi servivano agli storici vetturali, di poter ricollocare le ruote posteriori alle famose “priale”, dopo una discesa, sempre rischiosa, dai monti con carichi di fieno e legname.

Anche in questo caso una semplice targa che ricordi le enormi fatiche dei vetturali ed anche dei falciatori, che ancor prima dell'alba, percorrevano quell'impervia strada, per iniziare il taglio dell'erba di buon ora, il tutto sarebbe un positivo riconoscimento, che vada a ricordare i nostri contadini di epoche passate.

 

In questo mio scrivere, non posso nemmeno scordare la sanità tiranese: già a suo tempo presso l' ex ospedale di Tirano era stata inaugurata una taraga commemorativa, tutt'oggi presente al Dottor Sala, storico medico che tanto aveva dato per la salute dei nostri cittadini.

In questo caso un'oculata indagine sugli storici medici tiranesi, condotti oppure ospedalieri, potrebbe portare alla realizzazione di una targa che de dicherà loro un grazie per il bene fatto a quel borgo, divenuto paese e poi città. Fare nomi in tal senso mi poterà sicuramente a scordare qualcuno; ma non dimentico il Dottor Soncelli, il Dottor Mazzoleni, la figura dello storico primario di chirurgia Professor Anatolio Casagrande, quella del Dott. Trimarchi, oppure parlando degli allora medici “della mutua”, quello che per eccellenza ha segnato in quest'ambito la storia, ovvero il Medico chirurgo Domenco “Menico” Corvi, detto anche “spinazza”,

Nel bel parco di questo nostro ex luogo di cura, si potrebbe collocare una bella targa commemorativa “Tirano e i suoi cittadini sentitamente ringraziano... ”

 

Voglio concludere questa mia esternazione con la cerimonia della Riconoscenza Civica. Ideata ormai quindici anni fa dall'Amministrazione Del Simone, grazie anche al grande contributo dell'amico Bruno Ciapponi Landi. Ogni anno, nel giorno della festa patronale di San Martino, si era consegnata la Riconoscenza Civica a tante persone. Cito ad esempio, Lazzaro “Cici” Bonazzi, lo storico e Direttore delle allora scuole elementari William Marconi, Elisabetta Porta Della Frattina, l'illustre Professor Alberto Quadrio Curzio, il Senatore Mazza, il Commendatore Giancarlo Perego, Alberto Maganetti, Carla Soltoggio Moretta e tanti altri. Tutti cittadini, che in qual si voglia maniera, ricchi di virtù umane, sportive ed intellettuali, hanno fatto tanto per Tirano e non solo.

Mi è molto dispiaciuto che in questo quinquennio di Amministrazione, ben raramente questa cerimonia, mai banale ma sempre molto sentita in passato, non abbia avuto cadenza annuale. Ben si è fatto a donare questo riconoscimento al compinato Bruno Pianta, oppure allo storico bidello, allora li chiamavamo così, Gino Ricetti.

Ognuno è libero di pensarla come vuole, magari si è giudicato banale proseguire nel non dar vita a questo cerimoniale. Chi lo sa! Io, sempre parlando in via del tutto personale, sono convinto che il progresso della città, debba per forza passare ed elogiare anche le persone che lo hanno costruito. Niente di che, ma una semplice festa, che deve tornare ad avere il solo scopo di dire “la Città di Tirano orgogliosamente vi celebra ”.

 

Oggi, scrivendo tutto questo, senza tacciare nessuno di alcuna mancanza, mi viene in mente un' idea.

Magari sarà un'assurdità, ma tra il prossimo dieci ed undici novemebre, oltre alle celebrazioni religiose che ricorderanno il nosrto Santo Patrono, sarebbe posistivo organizzare una bella festa.

E' bene lasciare che l'undici novembre Prevosto ed autorità, civili e militiari, prendano parte alla Santa Messa Solenne che ricordi il Patrono, oltre a questo vi è la ormai storica fiera ed un tempo anche la Festa dei Canestri.

Ma riflettiamo bene sulla Tirano di oggi e poniamoci una domanda: “ Chi l'ha costruita in termini edilizi”?

Ed ecco che allora altri nomi e cognomi affiorano alla mente, sono quelli che chiamiamo gli impresari edili locali, coloro che hanno dato man forte alla crescita della città ieri e di oggi. Sono gli stessi, che con macchinari e metodi che oggi ci appaiono primordiali, hanno gettato le fondamenta dei quarteri della città, con fatica fatta con picconi, badili, cazzuole e quei primi escavatori meccanici che funzionavano a corda.

E sono sempre loro, che in larga parte hanno ceduto il testimone agli eredi, che nella tragica alluvione del 1987, non hanno in alcun modo esistato ad intervenire, notte e giorno con i loro mezzi meccanici, per tentare di arginare ciò che l' immmane ribellione dell'Adda e del Poschiavino minacciava e danneggiava seriamente quartieri, abitazioni e industirie.

 

In via della Repubblica, il bel parco verde adiacente alla storica torre Torelli, potrebbe essere il luogo ideale per porre una grande targa che ricordi i nomi di questi capi mastri, che con veramente pochi mezzi a dispozione e tanta fatica, hanno dato vita alle attuali imprese edili di Tirano.

Penso all'impresa Ferrari e a quella di Giuseppe Gianatti, a quella del signor Rinaldi che oggi non ci sono più, oppure ai fondatori di realtà attualmente attive. Come scordare il signor Mazza, i fratelli Della Bona e il Cavaliere Pietro “Pierino” Berandi.

Non per ultimo un doveroso ricordo non può manacare per Egidio De Campo, che lottando contro la malattia, sino all'ultimo, ha voluto essere sui cantieri per dare ancora insegnamenti ai figli Danilo, Bruno e Ugo.

In quella taraga, non deve manacare nemmeno il nome del tiranese Eligio Moretta, fondatore nel 1954 di un impianto per la produzione di inerti in quel di Lovero.

Credo con fermezza che una taraga in loro onore, non costi cifre esorbitanti e sono convinto che una bella cerimonia in loro onore, possa avvenire alle 16:30 del prossimo dieci novembre corrente anno.

 

La sera poi nella bella sala consiliare di palazzo Marinoni... La Riconoscenza Civica, postrebbe essere guistamente consegnata agli eredi di queste imprese, che negli anni hanno proseguito, ampliato e sviluppato il lavoro iniziato dai loro padri, affrontando spesso enormi difficoltà, ma combattendo anche contro una crisi economica che oggi non è per nulla terminata.

Assieme a loro la stessa onorificenza andrebbe donata a tutti gli eredi delle aziende che vi ho precedentemente citato: al Dottor Paolo Ninatti, ai figli ed ai nipoti di Giuseppe Ghilotti, a Maurizio Selva, anche in memoria del fratello Lorenzo, a Paolo Oberti che proprio quest'anno festeggia i cento anni della storica azienda ricordando la prematura ed improvvisa scomparsa del fratello Giulio, a Carlo Perego a Paolo Robustelli e a Matteo Lorenzo De Campo. Ed infine ai fratelli Mazza, De Campo, Berandi, ai cugini Della Bona e a Gianmario Moretta. Tutti lavoratori e investitori che hanno creduto nel lavoro dei padri e nonostante le difficili congiunture attuali, lo continuano, con perseveranza e lungimiranza.

Molti altri sarebbero i nomi ed i cognomi da ricordare, dall'artigianato, all'arte, alla cultura. Insomma Tirano potrebbe rendere onore a molti per molto più di cinque anni a tanti tiranesi. Speriamo che tutto ciò avvenga. Buon lavoro.

 

Ivan Bormolini

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