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Tirano: il dovere di tutelare il patrimonio artistico pubblico

CRONACA - 05 10 2020 - Ivan Bormolini

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/MONUMENTO AI CADUTI LAPIDI ILLEGGIBILI

(Di I. Bormolini) A Tirano abbiamo una grande fortuna, ovvero quello di vivere in una città che senza ombra di dubbio può essere definita una culla di storia e di arte, senza scordare la fede ed i grandiosi monumenti che fanno dei luoghi di culto cristiani, delle vere e proprie perle di cui dobbiamo andarne fieri.

 

Basta incamminarci per il centro storico per ammirare antiche dimore signorili, oppure abitazioni, corti e vicoli per vedere che il tutto è testimonianza di un grande passato. La stessa cosa avviene per Madonna di Tirano, dove la Basilica Mariana, la piazza e la via Rasica, sono un indiscutibile e grandioso valore aggiunto per la città.

Anche le altre frazioni, nella loro unicità e tipicità, sono un'attrattiva che richiamano e fanno assaporare vicende, arti, tradizioni e antichi mestieri tramandati di generazione in generazione.

Insomma stiamo parlando di un insieme fatto di nobili palazzi, chiese millenarie, monumenti, lapidi, resti di antiche mura delle quali in quest'ultimo caso, ammiriamo le tre porte ed il castello di Santa Maria e purtroppo poco altro.

 

Spiace che nel corso dei tempi l'antico castello del Dosso, oggi giaccia in quel che desolatamente rimane, ovvero una triste deturpazione di quella che fu una delle origini della storia di Tirano.

Alcune settimane fa, l'amico Ezio Maifrè, cultore ben più del sottoscritto in varie materie inerenti quella bellezza che vorremmo per Tirano, dalle pagine di questo giornale ha pubblicato un interessantissimo articolo sullo stato in cui versa la fontana e la sovrastante statua che noi residenti di Tirano siamo abituati a chiamare la “Maria Luisa”.

 

Oltre a lui, sempre in merito alla citata “Maria Luisa” e a altri beni architettonici, si sono susseguiti in questi ultimi anni anche i campanelli d'allarme lanciati dal professor Michele Falciani, il quale, da grande artista qual è ed attento osservatore e promotore di varie azioni ed opere, tutte mirate a salvaguardare l'arte e la storia della nostra città, non ha giustamente mancato di dire la sua in questi ambiti.

E' chiaro che una così bella panoramica di monumenti artistici, gran parte dei quali legati ad eventi che hanno caratterizzato e identificano tutt'oggi la storia di Tirano, per un senso di rispetto ma soprattutto per quello che dovrebbe essere un radicato modo di interpretare la loro salvaguardia, dovrebbe essere un imperativo.

 

La “Maria Luisa”, che è più giusto identificare come la personificazione della Storia, è un solo esempio che come scritto da Ezio, necessita di cure.

Tuttavia, non è solo questo simbolo di Tirano ad aver bisogno di interventi, ma anche un altro monumento lamenta quell'attenzione che andrebbe a rivestire non solo la tutela di ciò che i nostri avi e “besavi” hanno voluto, ma rappresenta un epocale e drammatico lungo periodo storico.

Sto parlando del Monumento ai Caduti in piazza Marinoni, alcuni giorni fa l'ho osservato e la visione non è stata certo delle migliori.

 

Tra circa un mese, esattamente domenica 8 novembre, saranno trascorsi i novantacinque anni dalla sua inaugurazione, la quale aveva richiamato, in quella che veniva definita anche come “Piazza nuova”, una moltitudine di persone.

Il grande obelisco in granito, riporta i nominativi dei soldati di Tirano morti o dispersi in guerra: esattamente 114 nel primo conflitto mondiale e 81 nel secondo. Si tratta senza alcun dubbio di un tributo non indifferente per la Patria di cui non ci possiamo assolutamente scordare.

Ecco dunque che se da un lato possiamo dire che il monumento si trova in un rinnovato contesto di verde e giardini ben tenuti che fanno da piacevole cornice allo stesso, per ciò che riguarda la sua cura, qualche parola va spesa.

 

Come mostrano le foto allegate, soprattutto le lapidi dove sono incisi i nomi dei valorosi uomini caduti o dispersi nel corso delle due guerre, sono in buona parte deturpate dalla loro originaria lucentezza. Questo è sicuramente dovuto agli agenti atmosferici e all'inquinamento causato dal traffico veicolare; tuttavia vista la situazione, ritengo necessario pensare a porvi rimedio al fine di tutelare e ripristinare l'originalità, ridando al monumento il suo originale decoro.

 

Non si tratta in questo caso, solo di conservare ciò che è un patrimonio, ma entra in gioco anche un aspetto umano, morale e di profondo rispetto verso coloro che con la loro vita spezzata hanno dato un fondamentale contributo a quella parola “Patria”, che troppo spesso viene dimenticata ma che costituisce un enorme valore fondante.  

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1 COMMENTI

05 10 2020 17:10

Méngu

Condivido ! Va bene far la Festa della Mela, va bene la festa “dell’Eroico Rosso”, va bene la festa della Apparizione, va bene la festa del Chisciöl e dei Pizzoccheri , e vanno ancor meglio tutte le Sagre che volete fare nella nostra Valle. Le vedo con molto piacere, ma mi piacerebbe vedere anche qualche bella iniziativa di restauro che, si sa non portano subito soldi in cassa, e che non danno l’immediato “osanna “ a chi vuol essere osannato. Il loro frutto sarà colto dai nostri figli e nipoti. Non è necessario che io elenchi ciò che va fatto. L’ha fatto innumerevoli volte su questo giornale Ivan Bormolini. E’ stato proposto con entusiasmo anche da Michele Falciani e forse anche un poco dal sottoscritto. Mi meraviglio, anzi non credo che in Tirano ci siano così poche persone che, con i loro occhi, con la loro sensibilità e cultura non se ne avvedano. Ancor di più, mi gratto il capo, quando le persone che hanno avuto dal popolo degli incarichi Amministrativi, tacciono alle proposte. Non dico che tutti noi dobbiamo essere fieri cultori delle tradizioni, benefattori, difensori del proprio passato come gli Schützen del Tirolo , ma aspettarsi qualcosa a riguardo o perlomeno rispondere “ al torto o alla ragione delle proposte , questo mi aspetto dalla Amministrazione Tiranese. Caro Bormolini, l’ho dovuto dire perché mi scappava fuori dai denti. In te noto il “ tiranés de cràpa fìna ” e che senza aver alcun interesse proponi. Ora aspetto fatti e parole di chi dispone, naturalmente con altrettanto “ cràpa fina “.