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Solenne celebrazione centenario della morte di Don Luigi Albonico

CRONACA - 12 11 2021 - Giovanni Marchesi

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/festa san martino, tirano, 11 novembre 2021

Una festa patronale particolare quella vissuta quest’anno dalla comunità parrocchiale di Tirano.  E’ stata l’occasione per ricordare solennemente il centenario della morte di don Luigi Albonico che fu Prevosto di Tirano per ben 57 anni dal 1864 al 1921: una  lunga attività pastorale, accompagnata da una profonda passione civile legata alle vicende che la nostra nazione visse negli anni della sua vita.  Morì ormai novantenne il 25 marzo 1921 e nell’ esatta ricorrenza centenaria della morte, causa la pandemia Covid 19,  non era stato possibile organizzare solennemente l’anniversario. Ciò si è realizzato in occasione di San Martino, data che nella vita di don Albonico era coincisa:

  •  nel 1864 con il suo ingresso in Parrocchia
  •  nel 1914 con i festeggiamenti per il suo 50° di parrocchia come qui di seguito riferito tratto da uno stampato edito nel marzo del 1922 per commemorare il primo anniversario della sua dipartita (vedi immagine a fondo pagina).

 

La celebrazione eucaristica delle ore 10.30 è stata presieduta da Mons. Cesare Di Pietro vescovo ausiliare di Messina la cui nonna materna sig.ra Maria Albonico era pronipote di Don Luigi. Al ricordo delcentenario della morte di Don Albonico si è aggiunto il ricordo del centenario d’ingresso in parrocchia del suo successore don Giuseppe Ambrosini avvenuto l’ 11 novembre 1921. Erano pertanto presentialcuni discendenti delle due famiglie di questi prevosti. In particolare unaventina i parenti discendenti della famiglia di Don Albonico provenienti da varie parti d’Italia: Como (don Luigi era nato a Grandate) Calabria, Torino, Brescia, Veneto. Al termine della celebrazione Mons. Cesare sorridendo ha constatato come oggi nel nome di Don Albonico “ abbiamo fatto l’unita d’Italia: dalle Alpi ai vulcani della Sicilia”. Per i parentiè stata una simpatica occasione per incontrarsi, conoscere il luogodove il loro “zio prete” esercitò a lungo il suo ministero, vedere il calice d’argento con l’iscrizione “Al nostro beneamato  parroco e all’integerrimo patriota” donato a Don Luigi dal Comune di Tirano nel 1904 in occasione del 50° di ordinazione presbiterale e utilizzato nella celebrazione da Mons. Cesare.

 

Dalla documentazione presente in archivio e dagli studi dello storico William Marconi sappiamo con quale precisione e meticolosità don Albonico preparava le sue omelie. Come da esperto in arte oratoria appuntava tra parentesi come modulare il tono della voce o accompagnare la parola con gesti tipo: “qui si batta un pugno sul pulpito perché l’argomento è debole”. Certamente il dna non mente e possiamo affermare che certamente dall’alto don Albonico ha apprezzato l’omelia del suo discendente vescovo Cesare come è stata apprezzata dai partecipanti alla celebrazione tra i quali il Sindaco Franco Spada cheaffermatodi avere piacevolmente ascoltato “una lectio magistralis sia per i contenuti sia  per la capacità dialettica e  dell’uso della parola”.

 

Mons. Cesare ha saputo coniugare,partendo dalla letture della liturgia, episodi legati alla vita di S. Martino con le opere compiute da don Albonico nella sua lunga vita “non con grandi atti eroici ma nella semplicità del quotidiano. Come S. Martino donò metà del mantello al povero, Don Albonico “si fece paladino dei diritti dei più poveri manifestando una carità pastorale senza riserve dettata dal realizzare nel suo tempo la profezia di Isaia “il Signore mi ha consacrato con l’unzione per portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati” .

 

Egli intervenne a soccorrere i suoi parrocchiani più bisognosi e si adoperò per elevare culturalmente le persone fondando opere e soldalizi a tale scopo: le confraternite, la società operaia cattolica, la corale. (Senza scordare che a lungo tempo esercitò a nome dello stato l’attività di dirigente  scolastico ndr).

 

Oltreallasalda fede e all’operosa carità era animato da un fervido amor di patria e da un’accesapassione sociale e politica per cui si dichiarava “cattolico con il Papa e Italiano con il Re”. Con determinazione profetica anticipò l’acquisizione della Chiesa circa l’autonomia delle realtà temporali e la laicità dello Stato.Pur soffrendo per queste sue posizioni fece sempre riferimento al tribunale supremo della coscienza che come insegna il Concilio Vaticano II è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo….Fu promotore di un umanesimo cristiano plenario, di un’autentica fraternita fra le classi sociali e dei diritti degli ultimi. Secondo l’esortazionedi S. Paolo a Timoteo della seconda lettura di oggi egli fu: un uomo di Dio completo e ben preparato per ogni opera buona. Mons. Cesare ha concluso l’omelia ricordando a tutta la comunità tiranese di poter essere sull’esempio di San Martino, di Don Albonico e Don Ambrosini  come diceva don Bosco: “buoni cristiani e onesti cittadini”.

 

Al termine della celebrazione è stato inaugurato con la benedizione di Mons. Cesare nell’attigua “Ex casa Bonazzi” l’esposizione di arredi liturgici del passato(reliquie, catafalco utilizzato per il triduo dei morti, carteglorie, statue, croci candelieri, pastorale, pantofole e mitria appartenunti a Mons. Giacomo Merizzi).A seguire sul sagrato il rinfresco, la vendita dolci e nell’Oratorio di S. Pietro la tradizionalepesca di beneficienza e il mercatino a sostegno delle opere parrocchiali.

 

Giovanni Marchesi

 

 

DON GIUSEPPE AMBROSINI. Fu prevosto per otto anni dal 1921 al 1929.   Nato a Tirano nel 1878 si dottorò in Sacra Teologia e Filosofia all’ Università Gregoriana di Roma. Giovane sacerdote fu parroco a Cologna e professore al Seminario di Como. Nel  1921 successe a Don Luigi Albonico a cui diede, data l’età,  filiale collaborazione negli ultimi anni. Nel 1929 venne richiamato nel Seminario Teologico di Como in qualità di Rettore dove mori nel 1953. E’ ricordato con grata memoria nei varii campi in cui svolse il suo ministero. Sulla lapide della sua tomba nel cimitero cittadino cosi i legge: “Cessato il mandato di obbedienza che mi strappò lontano da voi Tiranesi ritorno confidando nei vostri suffragi.”

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1 COMMENTI

13 11 2021 18:11

Méngu

Leggo nel chiaro articolo del signor Giovanni Marchesi : “ E’ stata l’occasione per ricordare solennemente il centenario della morte di don Luigi Albonico che fu Prevosto di Tirano per ben 57 anni dal 1864 al 1921: una lunga attività pastorale, accompagnata da una profonda passione civile legata alle vicende che la nostra nazione visse negli anni della sua vita. Morì ormai novantenne il 25 marzo 1921”. Indubbiamente don Luigi Albonico è stato un grande Prevosto e illustre Uomo di Cultura per Tirano. A questo illustre e stimato Prete è stata concessa, io credo, una Grazia ed è quella di aver svolto la sua lunga attività pastorale in un posto, conoscendo “vita, morte e miracoli “dei suoi parrocchiani ( ha battezzato mio nonno e gli ha fatto il funerale ! ) . Questa è una Grazia che i nostri Vescovi concedono sempre meno, facendo girare (forse come trottole) i Preti tra le Parrocchie. A mio avviso con grave disagio per quelli come me che si “affezionano e stimano un Prete” per il modo di porsi e di proporsi. Il valore di un Uomo si vede sempre sulla lunga distanza e questo lo si è visto chiaramente anche in don Luigi Albonico. Ma le scelte di un Vescovo non sono discutibili e talvolta misteriose al popolino così come è capitato ultimamente per il signor Rettore del Santuario di Madonna di Tirano don Gianpiero Franzi, stimato rettore per solo 6 anni.