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Opportunità perse?

CRONACA - 16 09 2019 - Méngu

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/trivigno, tirano
Trivigno (foto Méngu)

Opportunità perse?

(con alcuni “corrispondenti “ vocaboli dialettali)

 

Si dice sovente che “l’acqua passata non macina più“, ma se quell’acqua che è passata non può più far girare le (rödi) ruote di un mulino, nella (cràpa) mente di molti rimane la nostalgia o il (regòrd) ricordo di quello che si poteva ottenere se quell’acqua avesse (masnàa) macinato per realizzare un progetto che intendeva valorizzare la (cùnca de paradìs) “conca di paradiso“ di Trivigno.

 

Ricordo il dibattito “ Progetto Trivigno “ avvenuto nell’ormai lontano 8 aprile 2011 nella sala del Credito Valtellinese. Di questo progetto ( bée u màl ) bene o male ne parlava tutta la città di ( Tiràn ) Tirano. Giornali, web erano pieni d’articoli e di commenti. Il “Comitato Chiarezza Coaster”, promotore del Progetto relativo alla valorizzazione della nuova ( sìtu türistìch ) area turistica, aveva risposto ampliamente a molti quesiti e interrogativi posti dai cittadini. Ma come è naturale, tante sono le teste, tante sono le idee ed era nato un Comitato antitetico chiamato “Coaster, no grazie“ chiaramente non convinto delle caratteristiche del Progetto Trivigno. La mia visione di Trivigno, come molti ( tiranés) tiranesi della mia età, è ancorata a ricordi di gioventù, quando si andava a ( piòti ) piedi e lassù s’udivano i suoni dei ( sunài ) campanacci, le moto e le macchine erano mosche bianche. Insomma, innanzi alla grandiosità del “Progetto Trivigno”, confesso che nella mia mente balenava il ( paüra ) timore di una “seconda Aprica, certamente turistica e accogliente, ma priva di quel fascino montanaro che, fortunatamente, ha ( amò adés ) ancora oggi quella magnifica conca. Dicevo tra me: “Trivigno va bene ( iscì ) così, troppe case e troppa gente la rovinerebbe, ( tölerés ) toglierebbe quella atmosfera di pace e serenità che tanta gente va cercando.

 

Ma non ero però del tutto convinto. Pensavo che al giorno d’oggi il turismo porta benessere, posti di ( laurà ) lavoro e un progetto bene inserito e rispettoso della natura poteva forse essere tollerato. Ricordavo molti progetti che, partiti con ( bùni ) buone intenzioni, alla fine si erano rivelati grosse speculazioni edilizie e la natura era stata stravolta. Insomma, mi domandavo se quella splendida località montana andasse usata o ( tegnüda de cünt) preservata. Non avevo voglia di sciogliere questo mio ( angùsa ) cruccio con i giovani poiché temevo d’essere su una diversa “lunghezza d’onda“ dovuta all’età. Alcuni mi avrebbero detto che a loro il ( murtòri ) “mortorio“ non piace, che la vita va vissuta intensamente, in ogni modo e in ogni momento, che i ( ghèi ) soldi devono girare, insomma “chi sta fermo è un uomo morto”. ( Iè pasàa ) Sono passati alcuni anni da quel progetto irrealizzato ed ora la penso diversamente.

 

Ricorderò che dell’idea d’avere una funicolare che da Tirano saliva dal versante del monte e giungesse fino in Trivigno ne ho sentito parlare sin da quando ero (rais ) ragazzo, ma ( negùt ) nulla è stato fatto. In verità per giungere in Trivigno oltre alla comoda strada aperta tutto l’anno , che fa però un lungo giro passando per l’Aprica, vi è quella che passa da ( Culùgna ) Cologna, raggiunge Cabrella e arriva alla magnifico conca. Questa strada è più breve della prima e la si ( pöderés ) potrebbe considerare un comodo servizio della zona del tiranese, ma è una strada ( ‘n pé ) erta e tortuosa e che in certi punti è stretta da sembrare un ( pedriöl ) imbuto e in altri larga da far pensare ad una super strada incompiuta. ( ‘N inverèn) D’inverno poi , a causa della ( név ) neve e del ( giàsc) ghiaccio, per raggiungere Trivigno occorre andarci in motoslitta. Ma il mio interrogativo è un altro. Mi chiedo perché Tirano città volta ad incrementare il suo turismo non ha valorizzato, nel tempo, il poderoso e sicuro serbatoio turistico di Trivigno. Mah ! (‘ L pöderés ès ).

 

Forse poteva sembrare che il progetto di una funivia o il Coaster appariva a tutti noi, nel nostro immaginario, come “ lo sbarco su Marte “ . Ma credo che lo sbarco su Marte, i nostri ( neùu ) nipoti lo vedranno, mentre temo proprio che il progetto di valorizzazione della “ magnifica conca” rimarrà ancora una intenzione di molti. E se, per ipotesi, qualche volonteroso finanziatore proporrà qualcosa di simile al Coaster o a una funicolare allo scopo di portare Trivigno a un ( cinch stèli ) cinque stelle turistico, mi auguro che di dica : ( iscì ‘l va bée, gràzi ) così va bene, grazie. Il mio pensiero per Trivigno è una invocazione: “S. Gaetano, ( giütùm ) assistici e inculca in noi lo spirito d’una Trivigno turistica nel pieno rispetto della natura così come l’hanno i ( nòs ) nostri vicini Trentini.”

 

Méngu

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