MENU

Intervista al Tenente Colonnello Ivano Borserini

CRONACA - 27 12 2019 - Ivan Bormolini

CONDIVIDI

/Ivano Borserini

(Di I. Bormolini) Nativo di Villa di Tirano, Ivano Borserini ha lasciato la nostra valle per entrare a far parte del nostro Esercito. Da quel 1993 ad oggi, di strada ne ha fatta davvero tanta. In questa intervista esclusiva, cercheremo con lui di ripercorre le tappe della sua carriera, non scordandoci anche degli aspetti famigliari, la moglie e i figli ed anche quell'indissubile legame che il Tenente Colonnello Borserini mantiene con i genitori e gli amici tra Stazzona, Villa di Tirano e Tirano.

 

Tenente Colonnello, come nasce la sua volontà di entrare nell'Esercito e quando?

La mia volontà di entrare nell'Esercito nasce dalla voglia di conoscere il mondo oltre i confini della valle, studiare e svolgere una professione che mi permettesse di crescere, maturare esperienze e realizzare i valori che ho appreso in famiglia e nella scuola. Nel 1993, a 19 anni, mentre stavo terminando gli studi all'Istituto Tecnico per Geometri "Balilla Pinchetti" di Tirano, ho tentato con successo il concorso per diventare Ufficiale dell'Esercito Italiano. Ricordo ancora il momento in cui mia madre portò a casa il telegramma, che conservo, nel quale mi veniva comunicato che ero uno dei vincitori del concorso e che mi convocava per il tirocinio all'Accademia Militare di Modena. Da quel momento la mia vita è cambiata. Quando preparai la valigia per partire ero consapevole del fatto che il mio futuro non sarebbe stato più in Valtellina e che avrei dovuto affrontare prove e difficoltà lontano da casa, dalla famiglia e dagli amici.

 

Quale il suo percorso di studio?

Il percorso di formazione prevede dapprima la frequentazione per due anni dell'Accademia Militare nella quale ci si prepara a diventare Ufficiali dell'Esercito. L'Accademia Militare, inserita nel palazzo ducale di Modena, è luogo di centenarie tradizioni, dove si apprendono le nozioni teoriche e pratiche delle arti militari e dove vengono coltivati i valori di disciplina e sacrificio attraverso regole ferree e tante prove di carattere. Il testo "Divorare le lacrime in silenzio, donare sangue e vita, questa è la nostra legge, in questa legge è Dio", inciso su una lapide posta all'ingresso principale del palazzo riassume efficacemente questi concetti.

È un'esperienza intensa ed impegnativa e con non poche privazioni di libertà, se raffrontata alla normale vita dei coetanei. Solo con l' opportuna determinazione si possono vivere i due anni con serenità, soddisfazione e pienezza di emozioni.

Successivamente, da Ufficiale, per tre anni si frequenta la Scuola d'Applicazione di Torino, nella quale si apprendono gli aspetti tecnici necessari all'impiego nei reparti come comandante di unità per l'Arma di assegnazione, che nel mio caso è quella dell'Arma del Genio. Sono anni in cui ci sono meno restrizioni alla libertà e in cui si mette alla prova la propria capacità di autodisciplina. In questo ciclo di formazione si seguono comunque i normali corsi universitari ed è in conseguenza di ciò che ho conseguito la Laurea in Ingegneria Civile presso il Politecnico di Torino.

 

Veniamo al suo attuale incarico, in cosa consiste, dove si svolge e con quali difficoltà?

Al momento sto ricoprendo l'incarico di Comandante del Gruppo Tattico "Calabria" all'interno dell'operazione Strade Sicure. L'operazione Strade Sicure è una missione dell'Esercito Italiano in concorso alle forze di Polizia che contribuisce fattivamente al miglioramento della sicurezza nazionale. L'incarico non prevede particolari difficoltà se non per la distanza dalla famiglia. È una esperienza professionale unica ed appagante e che mi sta dando il privilegio di stare al fianco di chi lavora quotidianamente, rischiando in prima persona, per garantire un futuro di legalità ad una terra che vede purtroppo una parte dei propri giovani costretta ad emigrare per avere un futuro migliore.

 

Quali sono state le principali piccole e grandi soddisfazioni?

Le soddisfazioni sono sempre grandi perché coinvolgono i miei valori. Mettendo da parte quelle personali, connesse con il riconoscimento del proprio lavoro, la mia più grande e motivante gratificazione ce l'ho quando vengo ringraziato da cittadini per il lavoro che noi soldati facciamo per il Paese e sentire parole di affetto e stima per l'Istituzione di cui faccio parte. In quel momento mi sento particolarmente orgoglioso di indossare l'uniforme e della decisione di vita che ho intrapreso.

 

Come coniuga il suo lavoro e la vita famigliare?

Quando svolgo servizio in guarnigione vita familiare e lavoro si coniugano generalmente senza particolari problemi. Le difficoltà sorgono però quando vengo designato ad essere impiegato nelle operazioni per la realizzazione della pace e della sicurezza internazionale. In quei momenti l'organizzazione della famiglia deve essere riprogettata affidandosi solo sulla presenza di un solo genitore. É un momento particolare per la mia famiglia ed è solo per merito della dedizione e delle straordinarie doti di mia moglie, ormai abituata a crescere i figli e a seguire la casa senza che pesi la mia mancanza, che posso affrontare l'impegnativo impiego estero con l'opportuna serenità. Come spesso le riconosco la vera "missione" la fa lei. Grazie agli insegnamenti di mia moglie, che spiega ai figli che la mia assenza è segno di sacrificio, loro stanno imparando significati importanti per la loro crescita.

La famiglia è anche il luogo di condivisione, di scelte ed ogni decisione professionale deve tenere conto dei possibili risvolti che può avere sulla serenità familiare.

 

Cosa le manca della nostra Valtellina?

La Valtellina è la terra della mia famiglia di origine, della mia infanzia a Stazzona e adolescenza a Tirano e dei miei ricordi più belli e spensierati. Ci torno principalmente per riabbracciare i miei genitori, per passare con loro momenti di riunione familiare e per ritrovare, quando posso, gli amici a cui sono ancora legato. Purtroppo non riesco a farlo spesso perché vivo e lavoro lontano, e la scuola e gli impegni dei bambini non concedono molto tempo. Tornare però mi regala sempre delle belle emozioni e quando riparto provo sempre nostalgia per quello che ho lasciato e del tempo passato.

 

Che consigli si sente di dare a un giovane o a una giovane che vogliono entrare a far parte dell'Esercito?

La mia professione richiede umiltà, fedeltà, senso del dovere, disciplina, coraggio, spirito di sacrificio, volontà di adattamento e convinzione nell'amor patrio. Se una giovane o un giovane ha voglia dedicare la propria vita a questi valori e crescere mettendosi quotidianamente alla prova gli consiglio di partecipare ai concorsi di reclutamento per l'Esercito Italiano pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana e di acquisire informazioni importanti per orientare le proprie scelte visitando il sito ufficiale dell'Esercito Italiano.

LASCIA UN COMMENTO:

DEVI ESSERE REGISTRATO PER POTER COMMENTARE LA NOTIZIA! EFFETTUA IL LOGIN O REGISTRATI.

0 COMMENTI