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Il "survegnüü", ovvero il cinghiale solcatore

CRONACA - 05 09 2020 - Ezio (Méngu)

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/cinghiale

Chi non è autoctono, cioè nato nel luogo, lo si può chiamare in dialetto tiranese: "survegnüü". Non è una parolaccia. Significa che prima non c’era ed è venuto dopo nel nostro territorio. Il cinghiale per noi valtellinesi è un “survegnüü”! E’ stato introdotto da qualche sconsiderato.

 

Quando ero bambino negli ann’40 l’unico animale che si aggirava nei prati e assomigliava a quel tremendo escavatore era il maiale. Ma i maiali rispetto a quelle bestie sono più rispettosi, meno violenti e più intelligenti. Ricordo quello di mia nonna Virginia a Ronco. Al mattino gli apriva il “ très “ in stalla . Il porco usciva quatto quatto con piccoli grugniti e se ne andava nel prati. Mangiucchiava senza devastare la zona e alla sera si ritirava volontariamente nel suo sito puzzolente in stalla .

 

I cinghiali sono diversi. Personalmente me ne sono reso conto in questi ultimi dieci anni. Quelle bestie si sono moltiplicate come i ratti nei nostri maggenghi e provocano molti danni . E’ la terza volta, in dieci anni che vedo i miei prati, e non solo i miei , conciati da sembrare bombardati . Quelle bestie cercano le radici gustose che si trovano in profondità della zolla erbosa rovistando con le loro potenti zanne. Rovesciano la zolla e buttano all’aria la terra e il pietrame provocando piccoli crateri nei prati da falciare. Mia invocazione ! Cacciatori, venite a Ronco , voi che siete titolati e armati di fucile a pallottola, magari di calibro di 10, 3 mm. Presto venite, voi che avete la mira buona e vi ringrazierò. In quella zona ci deve essere un mostro di cinghiale da sembrare , tanto sarà grosso e nero, un orso.

 

Dicono, quelli che l’hanno visto, che con il suo numeroso seguito quando passa nel bosco scuote con il suo corpo le betulle come le canne in una palude. E io ci credo perché deve essere enorme quella bestia che ha preso di mira i miei prati. Scava da dannato sempre, più o meno nei soliti posti, da tre anni a distanza di due. Secondo me è un suino seriale ! Quest’anno mi ha conciato i prati da trincea della prima guerra mondiale e per riportare a livello la terra con il badile e il piccone mi schizzeranno fuori dalla schiena le vertebre L4-L5 e camminerò per 30 giorni a 90° . Credetemi, ho voglia di mangiare carne di cinghiale, però della carne dei cinghiali che hanno devastato i prati di Ronco. Gnam, gnam, gnam, che delizia, che goduria, gnam , gnam, gnam ! Ne mangerò fino a scoppiare sapendo che ci sarà uno in meno di quelle bestie “ survegnüdi “ in Valtellina.

 

Ezio (Méngu)

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