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I panchinoni inopportuni (e pericolosi da raggiungere)

CRONACA - 04 07 2022 - Guido Monti

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/panchina gigante

Dopo aver visitato la mega panchina di Baruffini, o "big bench" che dir si voglia, vorrei aggiungere qualche considerazione a quelle già espresse dal sig. Michele Corti su IntornoTirano, che peraltro condivido in gran parte. Tralascio di riprendere le sue valide valutazioni sull'inutilità di quella che è diventata una vera e propria moda sintomatica del vuoto di valori del nostro tempo (il mio amico ing. Sidoli ne avrebbe parlato come di 'una roba costruita sulla sabbia').

 

Mi chiedo soltanto come possa essere venuto in mente di collocare la gran panca rossa - e non rosa tenue come avevo erroneamente riportato in precedenza - in un luogo non semplice da raggiungere, posto lungo un tracciato sterrato, scosceso e privo di parapetti protettivi. Arrivarci è stato un po' faticoso per me, che pure godo di buona salute e non sono ancora decrepito, figuriamoci se non può esserlo ancor più per degli anziani piuttosto che per dei bambini.

 

La stessa persona che mi accompagnava si è rifiutata, anche perché soffre di vertigini, di avventurarsi su un simile percorso. Si vogliono inaugurare dei manufatti ritenuti originali (ma ormai le panchinone non lo sono più)? Il mio consiglio è di farlo perlomeno con un certo raziocinio, anche se devo dire che la panchina in sé stessa è abbastanza sicura sebbene stoni con l'ambiente circostante.

 

E poi, dai, Baruffini e Roncaiola sono notoriamente i 'balconi di Tirano' dove non mancano certamente parecchi punti panoramici da cui si può godere di una vista stupenda. Ma allora che bisogno c'era di inventarne uno di questo genere?     

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1 COMMENTI

04 07 2022 23:07

fulvio schiano

Ringrazio il sig. Monti per aver voluto verificare di persona se la Big Bench di Baruffini fosse davvero così brutta come se la immaginava. Ha fatto uno sforzo molto più apprezzabile rispetto a coloro che si ancorano a preconcetti senza prendersi nemmeno la briga di dar loro un minimo di oggettività. Così facendo talvolta spacciano per fatti le loro opinioni e traggono conclusioni che derivano soltanto dalle proprie convinzioni dicendo veramente tante inesattezze che mi portano ogni volta (su Facebook) a faticose precisazioni. Per questo non commento i contenuti di articoli che hanno per titolo “La montagna sfregiata” o “Una campagna per fermarne la proliferazione”. Mi soffermo qui però sull’ultimo suo articolo che pur non paragonandoci a uno dei tanti ecomostri sparsi sulle Alpi definisce i panchinoni “Inopportuni e pericolosi da raggiungere”. Non saremmo nel portus giusto. E questa è una opinione nei confronti della quale nulla si può dire: in tanti pensano il contrario e il discorso termina lì. Si fa però una domanda “Mi chiedo soltanto come possa essere venuto in mente di collocare la gran panca rossa (…) in un luogo non semplice da raggiungere, posto lungo un tracciato sterrato, scosceso e privo di parapetti protettivi. Arrivarci è stato un po' faticoso per me, che pure godo di buona salute e non sono ancora decrepito, figuriamoci se non può esserlo ancor più per degli anziani piuttosto che per dei bambini.” La ringrazio per non aver citato anche lei la pericolosità della panchina stessa per i bambini oppure che rischia di diventare una pattumiera o che è frutto della vacuità intellettuale di una società mordi e fuggi, selfie-dipendente che sta andando alla deriva.. Proverò a dare una risposta, come presidente dell’organizzazione di volontariato che l’ha realizzata, distinguendo come sempre i fatti dalle convinzioni personali. Dunque, è la Fondazione titolare del brevetto che richiede che la panchina sia raggiungibile preferibilmente dopo un breve percorso fuori dal centro abitato, abbastanza vicino ad un parcheggio e a un esercizio pubblico (non potevamo, in buona sostanza, metterla su una piazzuola panoramica, sulla strada per Baruffini). Inoltre, quel sentiero, che grazie al panchinone fa intendere di aver visto per la prima volta, è un sentiero storico oggi interessato anche per eventi di natura sportiva in quanto coincide in alcuni tratti con la Corsa del Sole. È stato riportato alla luce grazie ad una ricerca degli alunni delle classi terze di Credaro e ripristinato dal CAI nel 2007. Ecco le definizioni che ne danno il sito Tirano e media Valtellina, il sito Valtellina Mobile e il Programma escursioni dell’Assessorato alla cultura e sviluppo turistico di Tirano pubblicato su Intorno Tirano il 25-6- 2021: è pianeggiante, panoramico (…) l’escursione non presenta difficoltà tecniche, è comunque richiesta un’abitudine minima alla camminata su facili sentieri di montagna. Grado di difficolta T/E (Turistico/Escursionistico). E qui di seguito le riporto la definizione della scala delle difficoltà escursionistiche CAI: Sentiero turistico: itinerario di ambito locale su carrarecce, mulattiere o evidenti sentieri. Si sviluppa nelle immediate vicinanze di paesi, località turistiche, vie di comunicazione e riveste particolare interesse per passeggiate facili di tipo culturale o turistico-ricreativo. Sentiero escursionistico - Sentiero privo di difficoltà tecniche che corrisponde in gran parte a mulattiere realizzate per scopi agro - silvo - pastorali, militari o a sentieri di accesso a rifugi o di collegamento fra valli. È il tipo di sentiero maggiormente presente sul territorio e più frequentato e rappresenta il 75% degli itinerari dell’intera rete sentieristica organizzata. Al di là della zona panoramica, questo è uno dei primi motivi (passeggiate facili – privo di difficoltà tecniche) che ci hanno fatto scegliere quella collocazione. Il secondo motivo è frutto di una constatazione: quel sentiero è stato percorso e studiato dai bambini della scuola primaria i quali lo hanno valorizzato con delle bacheche didattiche lungo il percorso: un’ottima occasione per far conoscere il territorio a chi si avvicina al Sentiero del Pane per la prima volta; inoltre ogni anno gli insegnanti accompagnano i bambini lungo il sentiero, da Roncaiola a Baruffini: l’ultima gita si è svolta il 19 maggio scorso. Se gli insegnanti avessero ravvisato qualche probabilità di serio pericolo credo che non avrebbero affrontato il rischio conseguente. Altri motivi, forse più importanti, che ci hanno indotto a promuovere questa iniziativa li ho già espressi il 9 giugno scorso nel commento al suo primo articolo. https://www.intornotirano.it/articoli/cronaca/una-panchina-gigante-anche-a-baruffini Sul fatto che sia sterrato… signor Monti, è un sentiero di montagna, che altro le posso dire? Faticoso da raggiungere: cronometro alla mano, ad andatura normale si impiega meno di 6 minuti dalla piazza della chiesa e l’unica salita degna di tale nome è un tratto di 15 metri, nella contrada Selva, larga, asfaltata, prima del sentiero. Il giorno dell’inaugurazione erano molti gli anziani presenti (una signora over settanta ci ha raggiunti con le stampelle) e nessuno si è trovato in difficoltà. Nonostante non fosse necessario abbiamo comunque posizionato all’inizio del percorso un cartello con la seguente scritta: "L’itinerario per raggiungere la Big Bench si svolge con alcuni tratti a sbalzo e scalini irregolari in pietra. Il percorso è breve, non è impegnativo o faticoso ma richiede attenzione e calzature adeguate." Come dire che non si può andare in montagna con gli infradito guardando il cellulare. Prima dell’inaugurazione abbiamo ripristinato la larghezza del sentiero in alcuni tratti dove c’era stato qualche piccolo cedimento: credo che di più non si potesse fare. Spero di aver risposto alla sua domanda. Però, visto che lei e la persona che l’accompagnava vi siete trovati in difficoltà faccio senz’altro tesoro delle sue considerazioni e valuteremo con il CAI la possibilità di predisporre dei parapetti o delle protezioni nei punti che potrebbero rappresentare un pericolo. Fulvio Schiano